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Le mie prime impressioni sul nuovo Soul of Chogokin dei due robot tratti da Super Robot Wars (DGG-XAM1 Dygenguar e DGG-XAM2 Außenseiter)… e le prime 3 foto.
La scatola è enorme, veramente enorme. All’interno robot e accessori sono disposti su 3 “ripiani”, 1 di polistirolo, due di plastica trasparente (con gli accessori).
L’estetica di entrambi i robot è veramente da urlo. Il fatto che abbiamo un design molto più elaborato dei robot classici li rende veramente fantastici alla vista. Esteticamente lo metterei tra i primi SoC in assoluto, specie il Dygenguar.
Articolazioni ovunque (piede su più punti) e soprattutto decisamente originali: ad esempio le gambe non si possono muovere avanti e indietro… se prima non si legge il manuale per capire come si fa 😀
La trasformazione dell’Außenseiter è veramente ingegnosa e ben fatta, nel pieno stile Bandai. Si può fare in due modalità, una senza sostituzione di parti, una sostituendo alcune parti con quelle presenti nella scatola. Questo il motivo per cui il cavallo sembrava cambiare da foto a foto e talvolta sembrava un cavallo, talvolta un pony 😉
Proprio il design elaborato fa sì però che il contenuto in metallo non sia elevatissimo. O meglio, il metallo c’è perché i robot sono ragionevolmente pesanti, ma la maggior parte è poco o per nulla visibile: sul Dygenguar ad esempio sono di metallo le parti blu del torace, delle gambe e i piedi… ma le gambe sono coperte in buona parte dalla parte rossa che invece è plastica.
Per ora mi fermo qui, in un prossimo post vedo di analizzare meglio la trasformazione e postare qualche foto dell’Außenseiter in modalità cavallo.
Da Toysdaily, un confronto tra il nuovo Hover Pilder (o Pileder, come dice Bandai) PX-04 (tratto in teoria da Shin Mazinger Z) e il vecchio PX-01 del 2000.
In tutte le foto, PX-01 a sinistra, PX-04 a destra. Come potete vedere, purtroppo, le differenze sono abbastanza minimali, limitandosi alla ricolorazione, a un cruscotto differente, e ad un’appendice metallica sulla parte alta del parabrezza.
Guardando la serie invece, ben altro avrebbe dovuto fare Bandai… mi ristampassaro almeno il capoccione 🙁
Il gx-39 Baikanfu ha fatto storcere la bocca a molti italiani data la modalità di trasformazione praticamente identica al noi ben più noto Gordian! Da ciò è nata spontanea la domanda del perchè non fosse stato prodotto proprio quest’ultimo. La risposta a questa domanda è assai semplice: come spesso avviene ciò che da noi è più noto, lo è meno in Oriente e viceversa.
Ed ecco che Bandai ha puntato per il gx-39 sul commercialmente più remunerativo Baikanfu.
Il robot si compone di 3 elementi (il protagonista,. il robot bianco e blu Kenriu ed il robot più esterno Baikanfu) incassati uno dentro l’altro come una vera matrioska e meraviglia la capacità che Bandai ha avuto di dare snodabilità al robot anche una volta assemblato senza che la presenza di componenti più interni infici particolarmente il grado complessivo di mobilità del nostro Baikanfu.
Meraviglia anche il contenuto in metallo con buona pace di coloro che hanno avuto il coraggio di definirlo “plasticone” (850 grammi non mi sembrano così pochi 🙂 ). In particolar modo il Kenriu è molto ricco di zamak.
Bello lo stand espositivo per le armi a forma di montagnola e le figure snodate del protagonista e della sorella (Rom e Leina Stol).
Dispiace che quando il mecha non è assemblato alcune parti del Baikanfu presentino dei “buchi” (leggi braccia) un po’ antiestetici! 🙁
Per me è stato il miglior modello del 2007, e continuo ad esserne profondamente convinto dato il lavoro tecnico svolto da Bandai che per i miei gusti è secondo solo al capolavoro gx-34 GunBuster.
Alcune foto del mio
Prodotto come chogokin limited del Tamashii Nations 2009 e quindi ideale successore del gx-01r+, il gx-24n rappresenta un recolor del tutto particolare del gx-24 dal momento che più che un recolor è un vero e proprio decolor visto che si caratterizza per il fatto di essere nudo, e cioè privo di una qualsiasi verniciatura, aspetto che ne rappresenta anche il lato più affascinante richiamando ben più della rarissima dvd version le immagini televisive in bianco e nero della serie classica. Prodotto un po’ in economia come il gx-01r+ (stonano gli alloggiamenti vuoti della miniatura e della riproduzione del braccio spezzato nel blister in plastica che contiene gli accessori), questo gx-24n brilla comunque per originalità. Sulla tecnica nessuna novità rispetto al classico gx-24, con una posabilità buona a dispetto dell’aspetto relativamente goffo. Spicca in senso negativo, relativamente alla colorazione, la diversa tonalità del grigio metallizzato di tronco e bacino per effetto dei diversi materiali da cui sono composti, difetto comunque visivamente tollerabile, soprattutto dal vivo.
Signore e signori ecco a voi il gx-24n………………………
Non poteva mancare anche un articolo sui Chogokin vintage della Popy.
Non ne possiedo molti, ma non potevo non avere il modello (giocattolo?) che ha fatto partire la serie Chogokin 😉
Da sinistra:
- GA-01 Mazinger Z 1a edizione del 1974 (in realtà la replica Banpresto del 1999… anche perché quella autentica costa quanto una Golf 😀 )
- GA-01 Mazinger Z 4a edizione del 1979 (originale)
- GA-05 Great Mazinger del 1975 (in realtà la prima versione Shogun Warriors del 1977, un rebox della versione Popy, identico per quel che riguarda il modellino)
Ovviamente molto meno fedeli delle controparti SoC, molto meno posabili, più piccoli ma… con un fascino ineguagliabile.
La fine del 2008 ci ha regalato questo gioiellino Bandai, prodotto sia nella versione liscia come semplice gx-44 che in quella deluxe (gx-44s) in associazione alla sua nemesi cattiva Black Ox.
Molto interessanti le soluzioni tecniche a livello di caviglie (sono estraibili e rappresentano i precursori di quelle del successivo gx-45) , gomiti (dove la possibilità di estrazione consente flessioni a quasi 180 gradi con risultati estetici però di una certa discutibilità) e ginocchia (in cui la presenza di sportellini sulla parte postero superiore delle gambe permette flessioni estreme e quindi consente di mettere il modello anche in ginocchio). Meno soddisfacente la soluzione dello snodo parzialmente estraibile dell’anca (soluzione fortunatamente ottimizzata nel successivo gx-45) dove i movimenti di lateralità rimangono comunque limitati vanificando in parte le notevolissime potenzialità di inclinazione delle caviglie.
Il tutto a fronte di un peso davvero ragguardevole visto l’ingente contenuto in zamak. Più ricco di plastica (seppur con un peso di tutto rispetto) e meno mobile il Black Ox.
A seguire alcune foto del mio gx-44s
Vi chiedo comunque di usare il dominio .com se intendete fare dei link a questo sito, in quanto quello su cui è installato il software, e l’unico che dovrebbe essere indicizzato da Google.
Se siete alla ricerca del vecchio sito presente sul domino .it, potete trovarlo su www.chogokindx.com
Secondo alcuni siti giapponesi, questa sarebbe la lista dei prossimi Soul of Chogokin in ordine di uscita.
Sigla |
Nome |
Data |
Listino yen |
GX-47 |
Energer Z |
08/2009 |
6.300 yen |
GX-48 |
Big O |
09/2009 |
12.800 yen |
GX-49 o GX-45R |
Shin Mazinger Z |
10/2009 |
8.800 yen |
GX-03R |
Combattler V |
2010? |
da definire |
GX-50 |
Daitarn 3 |
2010? |
da definire |
I prezzi in yen sono i valori di listino (escluse tasse locali, spedizione e dogana). Solo i primi due sono già riportati sul sito ufficiale Bandai. Gli altri sono solo dei rumors, anche se molto molto probabili, vista l’affidabilità dei siti da cui ho tratto la notizia.
Ho appena aggiunto sulla testata del blog una foto dei 6 robot che compongono il God Mars.Qui sotto vi riporto la foto intera:
Un po’ di ringraziamenti sparsi:
– Calimero74 per il domain name chogokinmania.it in corso di trasferimento su questo blog
– SchumyGo e Jackie per il logo in HP
– Mazingetter per aver accettato il ruolo di co-autore… attendiamo con ansia i suoi post
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